"L’ Angelo" lo avevano soprannominato quell’ uomo di mezza età, dal passato sconosciuto, e tanto caro a tutti. Glii abitanti del luogo lo chiamavano così per la predisposizione che aveva a far del bene a chiunque, per l’ aria di serena felicità che traspariva dal suo volto e che riusciva a trasmettere agli altri. I turisti del diving, che “Angelo” gestiva, lo chiamavano così perché sott’ acqua sembrava proprio volare, planando con sicura grazia di movimenti sui fondali del mare. L’ immersione subacquea , in fondo, è l’ imitazione acquatica del volo nell’ aria. Ad "Angelo" piaceva molto questa attività proprio perché gli ricordava il volo, anche se non si sapeva spiegare le ragioni di questa attrazione. Il suo diving era diventato la meta dei turisti provenienti da tutte le parti del mondo che tornavano spesso ad immergersi con lui. Anzi addirittura con alcuni di essi, tramite un social-network su internet, intratteneva dei contatti costanti. Questi amici, poi , proponevano il contatto con “Angelo” anche ad altri loro amici, che immancabilmente il nostro uomo accettava. Passando una sera l’ elenco delle innumerevoli amicizie strette, Angelo si accorse della fotografia in bianco e nero che ritraeva il dolce volto di una donna, su cui spiccavano due occhi scuri, intensamente profondi, uno. Quella immagine lo incuriosì molto, perché gli ricordava un volto noto, ma che non riconduceva a nessuna delle persone che aveva personalmente conosciuto. Però da quella sera non mancò mai di leggere tutti gli scambi di posta della donna; sorrise quando vide pubblicata la storia fantastica del “suo” angelo che le aveva fatto conoscere il suo amato “principe azzurro”; l’ uomo di cui lei andava fiera e per cui manifestava a tutti il suo profondo amore. Era attratto dalla straordinaria forza e vitalità che traspariva dai racconti della donna e dal profondo senso di attaccamento agli amici che sempre manifestava; tant’ è che osò anche scambiare qualche battuta con lei, cercando però di non essere troppo invadente. Fu con estrema sorpresa che una sera si vide recapitare un messaggio da lei che drammaticamente recitava “ Il mio grande amore sta morendo…ed è colpa mia”. Capì dal racconto ,che egli stesso sollecitò , che la colpa non era della donna, ma si trattava di un disgraziato incidente stradale: solo che questo era stato preceduto da un litigio, che accade a volte nella vita di coppia, anche fra persone che si amano sin nel profondo. Forse era il primo litigio in cui ognuno dei due, per mero orgoglio aveva mantenuto la propria posizione senza offrire comprensione all’ altro. Ora il suo principe giaceva in coma nel reparto di rianimazione di un ospedale. Le parole della donna erano cosi cariche di amore e disperato dolore, che Angelo ne rimase profondamente scosso: gli ricordavano un lamento udito in un tempo lontano. Quella notte fu un tormento per Angelo che non riuscì a chiudere occhio sentendosi impotente al disperato appello d’ aiuto lanciato dalla donna. Quella uggiosa notte di fine autunno australiano, sferzata dall’ impetuoso vento dell’ ultimo temporale stagionale. Il baluginare dei lampi entrando dalla finestra della sua stanza, proiettava sulla parete le ombre di oggetti per lui inquietanti. L’ ombra di un porta matite, della lampada ad olio, del modellino di un piccolo faro, di un angelo…un angelo!?!? Non aveva effigi di angeli sulla scrivania! Si girò di scatto verso la finestra e vide la sagoma di un essere alato appena al di là di essa: si catapultò fuori dal letto ritraendosi nell’ angolo più lontano, proprio mentre la figura avanzando penetrò nella stanza inondandola di luce blu.
“Dio mio – sussurrò atterrito con un filo di voce – chi sei ?“
“A te cosa sembro ? – fece l’ altro con voce decisa e rassicurante”.
“ Un angelo?- balbettò “
“Alethe, sono Mihael – ribattè – o preferisci che ti chiami Sbagliato ? “.
"Angelo" fu sul punto di darsi una sberla per svegliarsi, credendosi in preda ad un sogno. Ma Mihael cominciò a raccontargli di chi in realtà lui fosse, chi era stato nel passato, che era un angelo e poi la storia della giovane donna di internet: che era tutto vero che lui era stato il suo angelo e che lei ora aveva un estremo e disperato bisogno di lui.
“Ma io – esclamò Angelo titubante alla fine del racconto – non ricordo nulla…ma , se tutto ciò è vero, devo affrettarmi e partire subito!” Mihael sorrise e disse: “ Dove corri? Lei non ti riconoscerebbe più, perché non hai più le sembianze del suo angelo. Sei un altro.”
“Ma lei – lo incalzò subito – mi conosce, mi ha visto su internet: sa chi sono! Gli confermerei la storia, la sua storia…”
“…una storia che lei stessa ha raccontato al mondo ? – lo stoppò l’ essere alato – Non credi che ti potrebbe prendere per un pazzo mitomane e con intenzioni poco chiare. E poi quanto ti ci vorrebbe per raggiungerla? Arriveresti in tempo per aiutarla ?”
“Alethe- continuò Miahel- la tua opera d’ angelo è ricordata ancora nell’ Alto dei Cieli, ma non è ancora compiuta. A te la scelta: o torni chi eri o resti come sei ora e lasci che le cose procedano secondo il destino…”
"Angelo" fu per un istante combattuto, ma, di istinto come spesso gli accadeva quando qualcuno gli chiedeva aiuto, pronunciò deciso:
“Ti credo, angelo. Voglio aiutarla…sento che ha bisogno di me, non so perché ma sento che è così. Dimmi che devo fare…come posso ripresentarmi con le sembianze che lei ricorda…come posso rassicurala che sono proprio io?”
Fu così che Mihael gli porse due ali, grandi e lucenti. Angelo allungò una mano per prenderle, ma Mihael le ritrasse.
“Aspetta – disse con fare serio – non ti ho detto tutto: sappi che come ti rimetterai queste ali, tornerai quello che eri e ciò ti consentirà di portare a termine la tua missione. Ma dopo che l’ avrai portata a termine dovrai lasciare la Terra, dimenticando tutti gli esseri umani perché assurgerai al rango massimo degli Angeli, quelli che stanno al cospetto ed al servizio di Lui. E sappi poi che mettendo queste ali ti renderai conto del bene, delle gioie, della felicità che regnano in questo mondo, ma sentirai anche il male, l’ odio e la disperazione che qui regnano…e te ne accorgerai subito non appena le avrai messe!”
Poi porse di nuovo le ali ad Angelo. Egli , ormai convinto di quel che doveva fare, le prese delicatamente e se le portò alle spalle: subito fu avvolto da un senso di beatitudine e di serenità e gli parve di udire il riso ed il gioioso canto di mille bambini felici. Ma subito dopo sentì un fuoco ardente bruciargli la schiena e sentì le ali che, impadronendosi dei muscoli delle sue spalle, gli laceravano la carne facendolo urlare dal dolore; contraendosi si piegò su se stesso, cadde in ginocchio ed i suoni di canto e riso si trasformarono in pianti di dolore e gemiti di sofferenza; tanto che ne fu sopraffatto e svenne. Non si rese conto di quanto stette disteso sul pavimento, ma quando rinvenne fuori era ancora buio e la tempesta imperversava ancora. La stanza era in ordine, dell’ angelo non vi era più traccia. Si accorse di avere le ali e di non avvertire più alcun dolore; una luce blu si irraggiava da lui ed illuminava tutte le cose intorno. Si ricordò tutto, del passato, della donna e di ciò che doveva fare. Non era più "Angelo", ora era Alethe. Così, senza altro indugio, trasse un profondo respiro e, spiegando le ali, spiccò il volo saettando veloce nel buio della notte, confondendo il suo bagliore fra quello dei lampi del temporale.
A chilometri di distanza, qualche ora dopo a quanto era accaduto nell’ emisfero opposto, la giovane donna usciva dalla sala di rianimazione dell’ ospedale, in cui giaceva incosciente il suo principe. Dal suo bel viso traspariva tutta l’ angoscia ed il dolore che le attanagliavano il cuore. Stanca e quasi senza forze scese le scale che la portavano nell’ atrio. Lo attraversò tutto con lo sguardo perso nel vuoto e la mente piena di brutti pensieri, incurante degli sguardi di chi la fissava e non comprendeva l’ infinita tristezza che aveva negli occhi. Si abbandonò esausta su una delle panchine del parco che circondavano l’ ospedale; la brezza fresca e leggera di quell’ ultimo giorno di primavera le accarezzò il viso sollevandogli un po’ i capelli. Le parve che il dolore che sentiva in petto gli stesse concedendo un attimo di tregua ed alzò gli occhi al cielo. Sorrise vedendo una stella brillare nel primo buio che separa il giorno dalla notte: la conosceva bene perché era l’ astro che lei ed il suo principe avevano scelto per rappresentare la loro luce nel cielo. Così fissandola si inclinò di lato appoggiando il braccio sullo schienale della panchina e su di esso vi reclinò il capo: forse per il sonno che si stava impadronendo del suo stanco corpo e che gli sfuocava un po’ la vista, le parve che quella stella si sdoppiasse in due.
“Sembriamo noi due – pensò con dolcezza – io ed il mio principe, uniti in cielo “ e sospirò. Le sembrava che una delle stelle diventasse sempre più grande e sempre più vicina…e sempre più contornata da una luce blu. Non si accorse se stava sognando tutto o se tutto era frutto di uno scherzo dei suoi stanchi occhi. Ma sobbalzò e si raddrizzò seduta quando si accorse che quella palla di luce blu era proprio lì, vicina, sulla punta opposta della panchina. Ed in mezzo a quella luce c’era il suo angelo che le sorrideva. Una scarica repentina di adrenalina le attraversò piacevolmente tutto il corpo e la svegliò dal torpore.
“Angelo! Angelo mio!...Sbagliato!” e non sapeva se balzargli incontro dalla gioia od abbandonarsi ad un felice pianto liberatorio.
Lui accentuò il sorriso ed allargò le braccia portandole piegate in alto all’altezza della spalle, come volesse con quel gesto dire: “ E si, son qui…sono io…ho sentito la tua accorata richiesta di aiuto…son corso subito…non mi vedevi da tanto, … ma ti son sempre stato vicino…”
"Angelo, angelo, angelo…quanto ho pregato perché tu venissi da me ad aiutarmi in questo momento” … e senza aspettare che lui potesse risponderle, cominciò a raccontargli tutto quello che era successo da quando lo aveva visto per l’ ultima volta fino al racconto dell’ incidente del suo principe. Lui, pur conoscendo tutti gli eventi, non la interruppe per il piacere di risentire la sua dolce voce che gli toccava il cuore. Alla fine la esortò a seguirlo. “Senti che farò – le disse – ora entrerò nella stanza del tuo principe per capire cosa è successo. Tu resta fuori e distrai la gente così che io possa agire indisturbato”. E così fecero. L’angelo entrò nella stanza in cui il bel principe giaceva immobilizzato nel letto, privo di coscienza, intubato, imprigionato da decine di sensori elettrici e tubi di flebo. Avvertì con un brivido il dolore che regnava in quel luogo: un dolore non solo fisico ma insidiato nella mente e nel cuore dell’ uomo. Così l’ angelo si avvicinò al triste giaciglio e cercò di capire la ragione di tanta sofferenza, mentre Principessa teneva a bada gli infermieri subissandoli di domande.
Poi un’ improvvisa corrente d’ aria attraversò tutto il corridoio al di fuori della camera di rianimazione, suscitando un po’ lo stupore di chi era presente perché nessuno riusciva a capirne la provenienza: solo "Principessa" sapeva che quello era il segnale convenuto fra lei e l’ angelo per incontrarsi di nuovo nel parco, lontani dagli sguardi di tutti.
Lì, poco dopo, infatti si incontrarono.
“Dimmi Angelo…- esordì lei trepidante”
“Era come sospettavo – le rispose calmo – Non reagisce, perché stranamente è lui che si sente in colpa! Si attribuisce lui la responsabilità del vostro litigio, per la durezza con cui ha paura di essersi espresso e per lo stupido orgoglio che ha tenuto senza lasciarti possibilità di comprensione. Il suo cuore è ferito e teme di averti delusa e di aver macchiato il vostro bellissimo amore per sempre. E’ come se volesse morire”
“No angelo…no! - disse lei disperata trattenendo a stento le lacrime – io lo amo, lo amo alla follia. Non può lasciarmi…è stato uno stupido battibecco ed ho colpa anch’ io. Angelo, va da lui e digli che lo adoro, di non lasciarmi e che non accadrà più…”
“Penso che invece dovresti dirglielo tu.”
“Ma non mi lasciano entrare, lo posso vedere solo attraverso un vetro!”
“Fidati, ti spiegherò come fare. Ma devi essere decisa e determinata”.
Così Principessa fece come il suo angelo le aveva detto. Si presentò di fronte agli infermieri di guardia e disse che doveva per forza entrare in quella stanza e che potevano chiudere un occhio sul regolamento, in fin dei conti che cuore avevano, come non potevano ascoltare l’ accorata supplica di una moglie che voleva solo stringere la mano al suo amato che, probabilmente, non avrebbe superato la notte. Li sfinì, decisa com’ era ad ottenere ciò che voleva, così che alla fine le concessero di entrare. “Ma solo per un minuto, non un secondo di più- l’ ammonirono”.
Non appena fu dentro la stanza e subito dopo che l’ infermiere ebbe abbassato la tendina della vetrata per nascondere quella infrazione regolamentare, anche l’ angelo vi si introdusse attraversando una parete.
“Prendigli la mano – le ordinò questi – affinché possa sentirne il tuo calore ed i vostri cuori possano comunicarsi l’ amore che provate una per l’ altro. Al resto penserò io”
“Angelo, ti basterà un minuto?”
“Anche meno…-la rassicurò lui-" e non appena le loro mani si unirono l’ angelo chiuse gli occhi e circondò tutti della sua luce blu. Principessa non seppe quanto durò tutto quello, ma si sentiva serena e rassicurata. Indugiò un attimo nell’ abbandonare il calore della mano del suo amato perché le parve che questa si fosse leggermente stretta alla sua. Poi vedendo che l’ angelo non c’ era più uscì dalla stanza e ringraziando gli infermieri si diresse verso l’ uscita per rincasare. Qui giunta non salì subito nella sua camera da letto perché scorse una luce blu provenire dal fondo del giardino di casa, proprio sotto i grandi pini; fra di essi il suo angelo la attendeva.
“Angelo che bello riaverti qui.- esordì lei- Sai che non ti ho mai scordato? Sai che per sentirti sempre vicino ogni giorno passavo dal piazzale della chiesa e salutavo l’ angelo d’ oro che sta in cima al campanile. Mi immaginavo che fossi tu!”
L’ angelo rise divertito.
“Angelo…sono serena, mi sento in pace con me stessa…- continuò lei”
“Ne hai ben donde. Sii fiduciosa; prima che sorga il sole una luce nuova rischiarerà il cammino delle vostre vite”
“La mia e del mio principe?”
“La tua, del tuo principe, della tua bimba e di tutti quelli che ti stanno vicino”
“Angelo, angelo, cosa farei senza di te. Ho fede in quel che mi dici. Giurami che sarai sempre al mio fianco, che accompagnerai ogni giorno della mia vita…e quella del mio principe, della mia dolce bimba e di tutti quelli che nutrono affetto per me! Forever !”
“Son qui… - le rispose”
Può un angelo mentire? Certo lo fece per non darle un dolore ulteriore, perché la vide già abbastanza provata da tutto ciò che le era accaduto nelle ultime ore. Ma non avrebbe dovuto essere schietto nel dichiarare ciò che era vero e già scritto? Che cosa aveva questa donna che provocava in lui una netta scissione fra ciò che aveva di divino e quello che lo accumunava di più ad un esser umano? Perciò tacque.
“Ti auguro una felice notte, tranquilla e serena. Ciao mia dolce Principessa”
"Ciao angelo mio” disse con voce stanca ma carica di affetto e si avviò verso la casa. L’ angelo la seguì con lo sguardo fino a quando la vide sparire dietro l’ uscio di ingresso e pensò a quanto fosse fortunato il principe ad essere il centro dell’ amore della donna. Dubitò di aver fatto la scelta giusta nell’ abbandonare il suo stato di essere umano e di aver accettato di ritornare angelo. Ma può un angelo avere dubbi? Perché quella donna lo confondeva così ? Pensava questo quando udì una voce alle sue spalle.
“Alethe, hai compiuto la tua missione” Si volse sapendo bene chi avrebbe visto.
“Mihael…ti aspettavo.”
“Alethe, seguimi. Ormai tutto è compiuto. Qui non è più il tuo posto”
“Mihael, non ne sono sicuro. Cioè, si, so che tutto sta volgendo ad una conclusione felice, ma…lasciarla così…senza averle detto il vero…Non ce la faccio”
“Presto lei avrà di nuovo il suo principe e tu sarai solo un vago e fugace ricordo, perché le cose umane superano ed obliano il divino. Andiamo…”
“No…aspetta vorrei ancora rassicurarla, garantirle la mia presenza nel suo futuro, dirle di confidare sempre in me…”
“Alethe, Alethe …tu scordi le mie parole…Ti ho detto subito a cosa saresti andato incontro se saresti tornato un angelo. Hai scelto: non puoi più tornare indietro. Andiamo!”
Si girò verso Mihael, supplichevole: “Un giorno…un giorno solo Mihael. Cos’ è un giorno in confronto all’ eternità. Le devo parlare…la vorrei accarezzare…”
“Non pensarci nemmeno ad accarezzarla, proveresti un amaro dolore, scoprendo una triste realtà…”
“Un giorno, un giorno! Neanche Dio, penso, potrebbe negarmelo!”
“E sia. Un giorno solo…da adesso. Ma guardati dal tentare di toccarla!” E sparì cosi come si era dal nulla manifestato.
Le parole di Mihael gli risuonavano ancora nella mente quando, dopo un lungo tempo passato a meditare, si decise a muoversi verso la casa. Entrò direttamente nella camera di Principessa e la vide addormentata nel suo ampio letto: come era bella! E come era bello e puro il suo cuore. La stanchezza, la fatica ed il dolore di quei giorni non avevano minimamente segnato il candore del suo viso. E quel sorriso! Appena accennato sulle sue labbra, rivelatore della sincera fiducia che le aveva conciliato il sonno…Non seppe neanche che cosa gli fece protendere la mano verso di lei per accarezzarla…e capì. La sua mano non si posò sulla sua guancia ma, come eterea prominenza del suo corpo, la attraversò. Nessun contatto fisico può esserci fra un angelo ed un essere umano! E capì le parole di Miahel. Deluso ed addolorato volse le spalle a Principessa ed attraversando il muro, si alzò in volo senza meta. Solo, con il suo dubbio ed il suo dolore.
Era appena l’ alba del nuovo giorno quando il telefonò di principessa squillò facendola sobbalzare nel letto. Con angoscia sollevò il ricevitore…angoscia che si trasformò in stupore ed in gioia incontenibile. Corse fuori dalla camera e svegliò tutta la famiglia. Presto all’ ospedale, tutti! Il Principe si era svegliato! In auto ricordava le parole di meraviglia del medico che non si capacitava come mai improvvisamente ed al di fuori di ogni logica medica le condizioni del paziente avevano cominciato a migliorare; sempre più, fino a quando poco prima dell’ alba il principe era uscito dal coma.
"Sembra un miracolo – esclamò il neurologo – mai visto niente del genere…”
“Si io lo so che è un miracolo – disse in cuor suo – e non avevo dubbi che sarebbe stato così”
Da dietro la vetrata della camera di rianimazione il principe, non più intubato, sollevò una mano in segno di saluto non appena scorse la sua principessa. I suoi occhi e il suo sorriso esprimevano tutto l’ infinito amore che egli provava per lei; riuscì addirittura a portarsi la mano alle labbra e a soffiare verso di lei un tenero bacio, che la donna contraccambiò con uguale amore.
“Stia tranquilla signora - le disse il neurologo – non riesce ancora a parlare perché è stato intubato: presto però lo farà. Dal decorso medico posso assicurarle che al più presto potrà tornare a casa; perché, a parte qualche forte contusione, non ha nessun’ altra lesione importante”.
La giornata per Principessa ed i suoi cari trascorse in un frenetico andirivieni fra la casa e l’ ospedale. Tutti gli amici ed i conoscenti vollero manifestarle la propri gioia, facendolo di persona o subissandola di mail, sms e telefonate. Era un tripudio collettivo a manifestare la gioia di tutti per la buona sorte del suo principe. Fu così che la sera arrivò presto.
Alethe per tutto il giorno non si manifestò, conscio che al clima di gioia e felicità, la sua presenza non avrebbe aggiunto niente. Aspettava meditabondo appoggiato alla recinzione della casa di lei quando si accorse della presenza di Mihael alle sue spalle.
“Ehilà – disse ironico – angelo ombra…sei qui?”
“Volevo solo ricordarti quel che già sai”
“Lo so, lo so Mihael. Son qui per questo – e poi abbozzando un mezzo sorriso proseguì – Sai Mihael m’ è venuta un’ idea pazza…”
“Conoscendoti, Alethe, non potrebbe che essere pazza…- replicò intuendo cosa stesse per dire“
“E se io mi incarnassi in un essere umano o in un gatto, un cane, un canarino…un pino, qualsiasi cosa che mi consentirebbe di starle vicino?”
Mihael scosse il capo e lo ammonì: “Niente potrà più trattenerti in questo mondo, neanche se tu volessi fare ciò che hai detto. Perché entrando in un essere umano, un animale o un vegetale li uccideresti annientando anche te stesso..” e lo esortò a compiere ciò che sapeva. “Si Mihael, si – disse sconsolato per aver pensato ad una soluzione così disperatamente assurda -…vattene per favore. La vedo che sta arrivando.“ In effetti era lei che stava venendo a cercarlo, nel giardino sotto i pini, nel punto stesso in cui lo aveva lasciato la sera precedente.
“Angelo, Angelo mio, Sbagliato! Lo sai come sono felice? Tutto merito tuo – e poi, imitando la voce di una bambina – Lo sai che ti voglio un bene infinito, dal profondo del mio cuore “ L’ angelo le sorrise intenerito: “ Lo vedo, lo sento…lo so!”
“Sai che sono l’ essere più felice della terra, perché potrò avere presto il mio Principe vicino ed insieme a lui ho vicino la mia bimba, tutta la mia famiglia, tutti i miei amici…e soprattutto te, per sempre”
Quel – per sempre – fu per l’ angelo come ricevere una coltellata che gli produsse un dolore simile a quello che provò quando si era posto le ali sulle spalle.
“Senti, Principessa, non posso più fare a meno di rivelarti una cosa – disse dopo aver preso un respiro profondo, quasi volesse trovare la forza per parlare”
E così le raccontò tutto, della notte in Australia, di Mihael e del suo destino ineluttabile. E lei, mano a mano che il suo angelo le raccontava questo, divenne sempre più incredula e più triste. Poi si scosse e con fare colmo di rabbia replicò “ Angelo…angelo cattivo, prima mi riempi di gioia e poi mi racconti tutto questo! Non vedi e non senti il dolore che mi stai procurando…non è giusto!”
Il cielo cominciava a riempirsi di minacciose nubi cariche di pioggia. L’ angelo reclinò il capo, quasi volesse sfuggire lo sguardo fisso di lei. Poi la guardò nel profondo dei suoi bellissimi occhi e disse: “Principessa, per favore non rendermi ancora più duro ed angoscioso questo momento di quanto non lo sia già. Pensi che se non ci fosse stata una sola possibilità per restare qui vicino a te non l’ avrei già attuata? Così, deve essere… Pensa e sii felice che il tuo angelo ha raggiunto il massimo grado di splendore e di purezza. Pensa che, per quanto ogni essere umano abbia il suo angelo custode, a te è stato concesso di vederlo e parlargli. L’ amore che ti ho dato e quello che mi hai dato rimarranno per sempre nel tuo cuore: ciò ti aiuterà nella vita e potrai offrirlo a tutti. Guardati solo dalle false illusione, dalle facili gioie e dagli istintivi entusiasmi che obliano la vera felicità.”
“Angelo, Angelo…- mormorò lei capendo che niente avrebbe potuto - vorrei trattenerti. Ma capisco che ciò che dici è vero e giusto. Purtroppo devi andare…. Ma mi osserverai dall’ alto dei cieli, e se ti pregherò, potrai confortarmi e indicarmi la via giusta?”
“Hai già in te tutta questa forza, nel profondo del tuo cuore; perchè tu sei divina molto più di quanto tu possa immaginare. Vai ora, che comincia a piovere. Vai dai tuoi cari e dai tuoi amici e fai ciò che sai, perché la felicità eterna la si comincia a conquistare qui, su questa Terra”.
Lei lo guardò in viso con amore ed indietreggiando si portò una mano alla bocca e gli schioccò un bacio da lontano; poi si girò e con passo sempre più veloce e poi correndo, rientrò in casa.
L’ Angelo volò via, senza voltarsi indietro, conscio che ormai il suo tempo sulla Terra era alla fine: così come era scritto ed era voluto. Ma la disperazione di doversi allontanare per sempre dalla sua Principessa gli attanagliava il cuore in una morsa di angoscioso dolore. Volando senza direzione, prendendo quota per poi ridiscendere in picchiata, mescolava la sua disperazione ad attimi di rabbia che l’ inducevano alla ribellione. In quel momento si sarebbe ribellato anche a Dio. Ma come poteva trovare l’ elemento che l’ avrebbe vincolato per sempre ad un destino terrestre? Non certo un corpo di uomo, o di un animale o di un vegetale, perché ricordò l’ ammonimento di Mihael.
“Dio, Dio come sei ingiusto…- si ripeteva a denti stretti – io non voglio lasciarla, non voglio non vederla più”
Le lacrime che gli scendevano sul volto si mischiavano alle gocce di pioggia sferzante di quel violento temporale estivo. Fu un lampo che gli fornì la soluzione; un lampo che rischiarò per un istante il campanile della chiesa, su cui si ergeva la statua dell' angelo dorato. In un attimo decise, strinse le ali al corpo e si buttò in una picchiata vertiginosa a colpire quella statua. Veloce, quanto la luce, che se ci fosse stato qualcuno a vedere in quella notte di maltempo, avrebbe giusto visto un lampo colpire la statua del campanile. Ci fu un bagliore che rischiarò a giorno il cielo…l’ angelo sentì il metallo e le lamine d’ oro liquefarsi e poi subito solidificarsi attorno al suo etereo corpo, imprigionandolo definitivamente e per sempre nella posizione della statua.
EPILOGO
“No, no, al ga nient…l’ è tut al post” esclamò il comandante dei vigili del fuoco che aveva effettuato il sopralluogo alla statua dell’ angelo. Il parroco e la gente raccolta sul piazzale della chiesa tirarono un sospiro di sollievo, confortati che il loro angelo protettore non avesse subito danni dal potente lampo che lo aveva colpito la notte precedente. A dire il vero a qualcuno sembrò che la statua avesse le braccia leggermente sollevate rispetto a prima, quasi si protraessero in un abbraccio…ma la cosa fu accettata da tutti come una sorta di suggestione collettiva. Invece da quel giorno quella statua che dall’ alto dominava il paese, sarebbe stata diversa. Perché in essa batteva il cuore di un angelo. E non solo; quella statua vedeva tutto e tutti, con gli occhi dell’ angelo in essa imprigionato. Qualche tempo dopo le fotografie scattate dai vigili del fuoco capitarono nelle mani di Principessa , ora di nuovo felice e serena accanto al suo Principe; anche se il suo cuore era ammantato da un leggero velo di tristezza perché aveva per sempre perso il suo angelo. Solo a sera riassettando il locale si accorse delle immagini e le raggruppò per riporle in un cassetto. Soffermò lo sguardo sulla prima e parve anche a lei che la statua avesse le braccia più alzate come se si protraessero in un abbraccio. Sorrise…ma la foto successiva che ritraeva il volto della statua le procurò una intensa scarica di adrenalina che le accapponò la pelle facendole sollevare tutti i peli dorati del corpo. Non ebbe dubbi: quello era il volto del suo angelo! Fissato su di esso aveva un aureo sorriso. Nessuno se ne era accorto perché della statua esistevano solo disegni tecnici e nessuna fotografia era mai stata scattata prima così da vicino. Una vampata di emozione le pervase il corpo e non si trattenne: “Mamma- disse – devo uscire!” Corse via subito non udendo nemmeno il “Dove vai?” lanciatole dalla madre. Corse veloce in quella calda e luminosa sera d’ estate. In un attimo colmò la distanza che separava la sua casa dalla chiesa ed entrando nel piazzale rivolse subito lo sguardo verso la statua dell’ angelo. Felice e col cuore colmo di gioia disse fra sé e sé “ Pazzo d’ un angelo sbagliato, l’ hai trovato il modo per non lasciarmi più…io da oggi e per ogni giorno che vivrò, verrò qui a salutarti per ringraziarti di aver voluto rimanere vicino a me”.
Così pensando portò una mano alla bocca, vi racchiuse un bacio e lo lanciò al suo angelo. Questi dall’ alto vide tutto e sentì le sue parole. Era felice perché da quel giorno avrebbe potuto per sempre stare con la sua Principessa.
Tutti i giorni quando l’ angelo la vede arrivare nel piazzale e la vede sorridergli e lanciargli un tenero bacio, sente il suo cuore imprigionato palpitare di gioia. E dal suo occhio si stacca una lacrima di felicità che, volando, cade non vista al suolo…e nessuno si spiega come mai intorno al campanile fioriscano così tanti fiori gialli.
EDO W.A.